La corsa dei cavalli è senza dubbio Lo sport dei re perché per vincere devi avere lo stesso coraggio, la stessa leadership e gli stessi soldi di un re. Lo sport dei re, il romanzo di C.E. Morgan è la storia di un uomo, Hanry Forge, che diventa re delle corse di cavalli.
Ho letto questo libro che mi è stato consigliato, perché da quando ho iniziato ad appassionarmi ai cavalli non faccio altro che cercare storie che abbiamo i cavalli protagonisti o che in qualche modo bazzicano intorno ai cavalli. Il cavallo ti prende in tutto, è più di una passione, è uno stile di vita e anche una scelta di lettura. Ma questo libro, Lo sport dei re, è in grado di stupire anche chi di cavalli non sa nulla e non ne vuole sapere, perché la storia che si srotola lungo le 571 pagine del romanzo prende, coinvolge e sconvolge qualsiasi lettore. O, meglio, un bravo lettore, perché non è un libro per chi legge poco. Complesso nella storia e nello stile, va giù solo se sei un lettore attento o sei predisposto ad esserlo.
Dentro la storia di questo ricco proprietario terriero che vuole creare il cavallo perfetto c’è un’intreccio di temi e tabù, c’è il razzismo, l’affronto del nero, l’incesto, l’infelicità di una famiglia, la nascita di un bambino che cambia l’esistenza e la mente dell’uomo.
Il cavallo perfetto si ottiene con una scrupolosa selezione di cavalli, con la giumenta ingravidata dal proprio figlio, e con la freddezza di chi vuol fare i soldi. Ma Lo sport dei re non è un libro sulle scommesse, è un libro sulle atrocità delle scommesse. C’è un fantino che fa saltare i nervi, come farebbe, forse, qualsiasi fantino sicuro di sé, desideroso di vincere, pronto ad imbrogliare il prossimo con una corsa di cavalli.
Poi c’è lei, Henrietta, la figlia devota al padre, soffocata dai desideri paterni eppure fredda, perfetta amazzone che si lascia scaldare solo da uomo nero. È lei il fulcro e la fragilità nel romanzo, come lo è Allmond, il ragazzo segnato dal colore della pelle che non ha riscatto. Ha certamente di meglio, ha l’amore, ma non se ne accorge.
Edito da Einaudi, Lo sport dei re è un romanzo che schiaffeggia il lettore, lo costringe ad andare avanti, lo tormenta con le cose non dette o con le azioni che i protagonisti non fanno. È un libro dalla scrittura complessa ed emozionante senza fuochi d’artificio, piuttosto un quadro di casa Forge, senza pennellate superflue, ma semplicemente perfette.
Chissà perché credo che non tutti lo capirebbero, eppure vorrei che tutti lo leggessero.
Pensi che siano stati gli uomini comuni a fare la storia? La storia la fanno le persone particolarmente esigenti, quelle intrattabili, testarde, che non si arrendono mai. Uomini che vogliono diventare qualcosa di diverso rispetto ai loro padri.
Non tutte le persone solitarie sono geni, ma tutti i geni sono solitari.
Devi essere te stessa fino in fondo se vuoi raggiungere la grandezza, ma è possibile che tu debba perderti del tutto durante il percorso.
Quando dice non sapevamo di essere poveri, non è la verità; è una frase in codice che significa mia madre mi ha cresciuto bene, mi ha amato, e l’amore è come uno scudo.
Sai perché hanno ucciso Cesare? Perché voleva diventare re.