12 regole per la vita di Jordan B. Peterson è un best seller che parla di crescita personale da oltre 2 milioni di copie. Le 12 regole sono tutte valide, ma quella che mi risuona più spesso da quando l’ho letto oltre un anno fa è la Regola 1. Stai dritto. Con le spalle ben indietro. Sarà perché è la frase che mi ripete più spesso la mia istruttrice di equitazione.
In questo capitolo, Peterson racconta di come le aragoste si conquistino una posizione sociale nella loro comunità in fondo al mare. Una lezione di primordiale comportamento animale validissima anche per l’uomo.
L’aragosta vive sul fondo dei mari, cerca riparo in particolare quando cambia la corazza ed è più vulnerabile. Per raggiungere uno stato di sicurezza, l’aragosta può diventare molto aggressiva. Quando si trovano tra i loro simili in cerca di sicurezza, le aragoste emettono un liquido che dà indicazioni della loro dimensione, il sesso, lo stato di salute. Attraverso questo liquido trasmettono le informazioni all’avversario.
La lotta delle aragoste
In questa situazione, possono succedere 4 fasi di fronteggiamento tra due aragoste che si contendono la tana: una delle due ricevendo dal liquido alcune informazioni decide che non sia il caso di affrontare l’altra aragosta e se ne va. Se nessuna delle due va via si passa al secondo livello: le aragoste muovono le chele per convincere l’altra ad abbandonare il campo, se nessuna delle due lo fa, diventano più aggressive e passano alla fase 3, il combattimento, durante il quale devono cercare di capovolgere l’altra e vincere, quando una delle due riesce a ribaltare l’avversaria, l’altra cede e se ne va.
Ma se nessuna delle due riesce a capovolgere l’altra si passa al livello 4 e la battaglia si fa estrema. Le due aragoste potrebbero rimanere ferite o morire. Quando si arriva a questo livello, prima o poi una delle due aragoste riesce a sferrare l’attacco, spesso mortale, all’avversaria. Ma quando l’aragosta sopravvive al combattimento, generalmente non intraprende più un altro combattimento anche con avversari che prima aveva sconfitto.
“Un contendente sconfitto perde fiducia, a volte per giorni. […] Se un’aragosta dominante è sconfitta, il suo cervello in pratica si resetta. Sviluppa allora un nuovo cervello da individuo subordinato, più adatto alla nuova e modesta posizione sociale”.
L’elogio del fallimento vs l’importanza di vincere
Questa cosa che molti danno per scontata, stride con un certo elogio del fallimento che anche io abbraccio. Cadere, sbagliare, perdere non sono la fine del mondo. Nell’evoluzione del nostro pensiero, tutto questo è un’opportunità. Vero. Verissimo. Ma il nostro cervello atavico non la pensa così.
Scrive Peterson “La chimica del cervello di un’aragosta perdente differisce in maniera significativa da quella di un’aragosta vincente. Ciò si riflette nelle loro relative posture corporee. Se un’aragosta è sicura di sé o sottomessa dipende dal rapporto tra due sostanze chimiche che modulano la comunicazione tra i neuroni dell’aragosta: la serotonina e l’ctopamina. La vittoria modifica le loro proporzioni, redendo la prima predominante sulla seconda. Un’aragosta con elevati livelli di serotonina e bassi livelli di octopamina è arrogante e impetuosa, ci sono pochissime probabilità che si tiri indietro se sfidata.
Ciò accade perché la serotonina aiuta a regolare l’estensione e la flessione posturale […] Quando un’aragosta sconfitta ritrova il coraggio e osa lottare di nuovo è più probabile che perda di nuovo di quanto non sia possibile prevedere statisticamente, osservando le battaglie precedenti. L’avversario vittorioso d’altra parte, ha maggiori probabilità di vincere ancora. È la legge del ‘chi vince prende tutto’ del mondo delle aragoste, analoga a quella che vige nel mondo umano, dove l’1 per cento più ricco possiede quanto il 50 per cento più povero”.
Vincere per contiuare a vincere
Per l’uomo succede come per l’aragosta: quando siamo sconfitti perdiamo la fiducia, la postura cede, ci sentiamo deboli. Abbiamo meno serotonina, un ormone fondamentale per affrontare lo stress, aumentare la fiducia in noi stessi, lo stato di benessere.
Non combattiamo ogni giorno con le nostre chele contro un avversario, ma ogni giorni puntiamo a raggiungere degli obiettivi, contrattiamo con gli altri. Vincere è fondamentale per continuare a vincere. Ed è per questo che ci conviene pensare al fallimento, all’errore, alla sconfitta come un momento isolato e a un’opportunità per evitare di soccombere.
“Nel profondo di te, alla base del tuo cervello, molto al di sotto dei pensieri e dei sentimenti, esiste un sistema estremamente primordiale che monitora con esattezza la posizione che occupi nella società”.
Non solo, a volte “il meccanismo del calcolatore primordiale può incepparsi. Abitudini di sonno irregolari e un’alimentazione scorretta possono interferire con la sua funzionalità. […] Il corpo, con le sue diverse parti, ha bisogno di funzionare come un’orchestra ben armonizzata”.
Per prima cosa cambiamo le nostre abitudini dormendo il giusto e alimentandoci in modo equilibrato. Mangiamo cibo che aumenta la serotonina, facciamo sport.
L’atteggiamento vincente
“Quindi cura con attenzione la postura. Smetti di chiuderti nelle spalle e di ingobbirti. Esprimi la tua opinione. Metti i tuoi desideri davanti a tutto, come se ne avessi diritto, almeno lo stesso diritto che hanno gli altri. Cammina con la testa alta e guarda dritto avanti. Osa essere pericoloso. Incoraggia la serotonina a fluire abbondantemente attraverso i percorsi neuronali ricercandone disperatamente l’azione calmante”.
“Trai ispirazione dall’aragosta vittoriosa, che vanta trecentocinquanta milioni di anni di saggezza pratica. Stai dritto, con le spalle ben indietro”.
“Quelli che cominceranno a conquistare di più probabilmente otterranno di più”. Peterson
Foto da Unsplush di Iossuha Theophile