Nell’ultima settimana di luglio, tre delle newsletter che seguo sul mondo dei media hanno parlato di quanto i video siano diventati più importanti delle foto. Per la pubblicità sicuramente e per il pubblico? Anche. 4 su 5 internet user guardano video online.
Le tre newsletter sono arrivate lo stesso giorno: giovedì 28 luglio tutte con lo stesso argomento. Ma era inevitabile perché in quei giorni Adam Mosseri, Ceo di Instagram, aveva provocato parecchie polemiche con un video in cui annunciava non solo la sempre più alta presenza di video, ma anche come il social network stesse modificando la modalità di fruizione a tutto schermo ancora in fase di test, ma non del tutto soddisfacente. E mentre Mosseri spiegava questo “inevitabile” cambiamento, tutto il resto del mondo parlava di una conclamata quanto poco apprezzata deriva di Instagram verso TikTok.
I social network non servono più a socializzare (ma a intrattenere)
Digital Journalism di Francesco Oggiano titola Instagram è morto?; la newsletter di Valerio Bassan, Ellissi, scrive invece La fine dei social network (per come la conosciamo).
Mentre il primo ci ricorda che Instagram annunciando la sua deriva verso TikTok non solo perde il suo bello, ovvero le foto, ma fa arrabbiare anche gli influencer, il secondo ci fa notare come la trasformazione verso il modello TikTok stia togliendo ad Instagram la “socializzazione” e che questa stia invece crescendo altrove su Twitch, Reddit o WhatsApp.
Negli stessi giorni, poi, è apparsa la petizione firmata da alcuni importanti influencer tra cui Kim Kardashian e Chiara Ferragni, per avere Instagram com’era prima: ovvero una piattaforma per condividere foto con gli amici, possibilmente anche senza l’ingerenza dell’algoritmo, ma auspicando forse solo in maniera nostalgica il ritorno al feed temporale. Va detto che dopo la petizione, Mosseri ha fatto marcia indietro, per ora, per prendere tempo e capire come Instagram vorrà andare avanti.
Con i video fruiti alla maniera di TikTok (ma ricordiamo che la trasformazione riguarda anche Facebook), Instagram diventa una piattaforma d’intrattenimento come già si definisce il suo antagonista.
E in questo cambiamento, gli influencer che sono le star di Instagram, perdono appeal rispetto ai creator che sono invece i creativi di TikTok. Mentre i primi richiamano un mondo esclusivo da mostrare, dove i contenuti appartengono alla sfera dell’esibizionismo, i secondi puntano di più sull’intrattenimento attraverso il talento nell’ideare, pensare, produrre contenuti sempre più coinvolgenti tanto più costruiti con pochi strumenti.
Il video è la star
Video stars è il titolo, invece, della newsletter di Troy Young, People vs Algorithms, in cui una delle persone certamente più esperte di mondo digital, ci racconta attraverso la conoscenza di una famiglia di influencer, come il video sia ormai il re indiscusso dei contenuti.
Su internet, quello che tutti cercano è l’attenzione e i video sono il contenuto che meglio riesce a catturarla. Se su Google, dice Young, resiste ancora il testo grazie all’importanza della SEO, sui social (o quelli che erano tali) il video batte la foto come capacità d’attenzione e come attrazione pubblicitaria.
Nulla è più emozionante dell’attimo catturato in uno scatto, su questo ha ragione Young. E la nostalgia nei confronti della fotografia potrà attanagliarci al punto da tenere in vita la foto, lui dice come i dischi in vinile. Eccessivo? Forse. Ma come i magazine cartacei hanno ancora più valore quanto più sono curati come oggetti alti, da collezione, o comunque con maggiore profondità dell’online, così la foto potrà sopravvivere ai video quanto più saprà suscitare emozione.
Ma ci sono video e video
Quanto ai video, ci muoviamo dentro un mondo complesso dove da un lato c’è la tv lineare, dall’altro i servizi in streaming, i video sui siti e sulle piattaforme. Una cosa è certa: per ora non siamo arrivati ad alcun punto di saturazione, anzi. C’è però una grande varietà su cui si gioca l’attenzione degli utenti. E ci troviamo come già successo per gli articoli, con i clickbait vs i long form, di fronte a un’ampia diffusione di video pessimi e mediocri che non hanno alcuno scopo narrativo, ma si basano su qualche trucchetto, neanche troppo velato, per tenere le persone incollate più secondi possibile.
E poi ci sono i signori video, anche short, capaci di colpire l’immaginario in modo immediato. Video con una profondità narrativa, con una ricerca visiva contemporanea, dove anche con pochi mezzi si vede l’energia creativa di chi li ha pensati e realizzati. Chi avrà la meglio sugli utenti, è impossibile dirlo. Entrambi albergano nelle app dei nostri cellulari e nelle pagine di navigazione dei pc. Sperando che il video si possa muovere in un internet più maturo, dove l’utente, che nel frattempo è diventato più esperto, fruisca di entrambi sapendo che il primo è puro spreco di attenzione (e ci sta anche questo) e il secondo, invece, ci lascerà qualcosa di valore.
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