La complessità delle neuroscienze, il fascino, l’inquietudine e la storia messe in mostra, esibite, raccontate senza la pretesa di essere esaustivi, e con la convinzione di aver creato un percorso ben riuscito che non finisce qui.
Human Brains è un percorso che Fondazione Prada ha diviso in quattro parti e in due sedi, Venezia e Milano, perché dire tutto sulle neuroscienze non è possibile in una normale mostra espositiva, il cui progetto è sviluppato dal 2018.
L’idea va oltre l’esibizione ed è più una rivelazione, come un racconto storico – geografico di come abbiamo pensato, immaginato, rappresentato, studiato e trattato il nostro cervello.
Il primo capitolo è stata una conferenza online che si è tenuta nel 2020 dal titolo “Culture and Consciousness”, il secondo, “Conversations”, una serie di conferenze tenute da massime personalità sul tema. La terza fase è la mostra “It Begins with an Idea”, da vedere fino al 27 novembre alla Fondazione Prada di Venezia, e la quarta “Preserving the Brain”, è un forum sulle malattie degenerative che si tiene nella sede milanese con una mostra dal 16 settembre al 10 ottobre 2022 e un convengo il 6 e 7 ottobre.
Fondazione Prada Ca’ Corner della Regina
Alla Fondazione Prada di Venezia la mostra Human Brains – cervelli, infatti, plurali perché le sue funzioni sono tantissime – si snoda su tre piani: al primo e secondo sono raccolti oltre 110 oggetti tra i più antichi mai rinvenuti sul tema, mentre al primo una serie di video lezioni spiegano com’è fatto e come funziona il nostro cervello.
Il percorso inizia con la copia tridimensionale di due cilindri sumeri su cui è inciso il resoconto di un sogno, il più antico che sia giunto a noi dall’Iraq che risale al 2020 – 2010 a. C. C’è un papiro che è un referto medico, manoscritti e libri antichi, modelli in scala di teatri anatomici che sono comparsi nelle nostre università molti secoli dopo.
Gli oggetti in mostra sono accompagnati dalle parole di scrittori internazionali e letti lungo il percorso da George Guidal in 32 brevi video diretti di Taryn Simon e prodotti da Fondazione Prada proprio per la mostra.
Impossibile fare l’elenco di tutti gli oggetti, ma alcuni mi hanno impressionato in modo particolare: partiamo dai crani trapanati esposti e rappresentati in vari modi: come modelli, disegnati, dipinti e raccontato attraverso gli strumenti di trapanazione. Una pratica diffusa in tutte le latitudini con metodi e significati diversi. Nel XV secolo, per esempio, si pensava che la pazzia fosse causata da una pietra del cervello che andava rimossa con la trapanazione. L’estrazione della pietra è un dipinto degli inizi del 1500 di Bosh.
Se andiamo indietro nel tempo e lontano in Sud America, troviamo un oggetto incredibile di trasmissione orale: i quipu, un sistema di registrazione di informazione fatto con corde e nodi. Ogni nodo, la sua posizione e forma, e ogni filo, dallo spessore alla distanza dagli altri rappresentano specifiche informazioni da interpretare: numeri, codici, concetti astratti che veicolano significati. Un sistema molto famoso tra i popoli andini.
Il primo trattato medievale in cui si parla di mestruazioni
Tra gli oggetti esposti non posso non citare il Liber Trotula, il primo trattato sui dolori della donna risalente al quindicesimo secolo. Un testo attribuito a una donna medico di nome Trotula che nel Medioevo scrisse il più importante trattato di ginecologia dell’Occidente.
Nel suo testo d’accompagnamento, la scrittrice americana Katie Kitamura scrive: “Mi sembrava impossibile immaginare la vita di una donna in quel periodo, o capire come il corpo femminile si muovesse nel mondo, malgrado tutte le chiacchiere su infusi e uteri umidi. Solo quando l’oratore ha detto che Trotula è stata la prima a promuovere l’uso degli oppiacei durante il parto ho sentito quel mondo svelarsi”.
S sul sito del progetto si possono vedere le video lezioni proiettate al primo piano.