A meno di un mese dall’uscita, Wednesday la serie dei reietti su Netflix è diventata la seconda più vista in lingua inglese dopo la quarta stagione di Stranger Things, superando un’altra serie di successo Dahmer. A me piacciono i secondi, li trovo vincenti e vincitori come (forse più) dei primi. Hanno una loro forza, una ragione d’essere nella mancanza del podio raggiunto. Ma le classifiche sono anche provvisorie, per cui è possibile che presto arrivi un’altra serie a scalzare questo traguardo. Impresa che non è riuscita ad un’altra coppia di outsider appena arrivati sulla piattaforma, Harry e Meghan.
Ho iniziato a interessarmi a Wednesday e ai reitetti della serie Netflix, quando ho letto un paio di post che sconfessano il suo l’intento di dare un palcoscenico ai freak, perché di veramente diverso i protagonisti di Wednesday non hanno proprio nulla. O meglio, hanno quel tipo di stranezza che è cool e perciò facile che un esercito di adolescenti che vuole distinguersi dalla massa, s’identifichi con la figlia vestita di nero della famiglia Addams.
Wednesday e i reietti nella serie Netflix
Mercoledì è arrogante, decisa, sicura di sé, dice quello che pensa ed è come la società vorrebbe che fossero gli adolescenti. Non lasciarsi definire dagli altri ed essere sé stessi non è la lezione che tutti gli adulti danno ai propri figli? Come Morticia insegna a Mercoledì, in un conflitto madre e figlia che è un po’ cliché. Sì, Mercoledì ha un mix d’ingredienti che funzionano bene: l’outsider cool, il giallo, il balletto virale. Vuol certo ricordare che inclusione significa accettare chi è diverso, ma gli studenti della Nevermore sono anche magici, non semplicemente diversi. Hanno qualcosa che li rende speciali, eletti, esattamente l’alternativa ai fighetti e perfettini, ma sono altrettanto “precisi” nel loro modo di essere reietti. Perché non sono assolutamente i reietti che la società reale relega a figure secondarie, incapaci di adattarsi ai canoni comuni. Ed è questo ciò che si rimprovera a Wednesday.
Ma i diversi il palcoscenico se lo sono preso lo stesso
Mercoledì è una serie fatta davvero bene, se così non fosse non avrebbe avuto un tale successo. Ma lo ha avuto anche perché un esercito di diversi si è sentito trascinato finalmente da un’antieroina diventata a sua volta un modello, da imitare a partire dall’estetica e dalle movenze. Di questi tempi, però, i reietti, i secondi, i diversi si prendono il loro spazio, raccontano le loro storie o semplicemente trovano il loro posto nel mondo. Almeno stando alle serie meno famose di Wednesday, che li hanno resi protagonisti in un modo meno cool di Jenna Ortega.
I disadattati di Slow Horses
Su Apple tv, per esempio, è sbarcata da tempo Slow Horses, la serie tratta dai libri di Mick Herron. Racconta la vita di un gruppo di disadattati che finiscono per investigare su alcuni casi in uno scantinato dopo aver vissuto un fallimento professionale o personale. Un’altra serie recente che parla di un tipo di diversità che ha conquistato l’attenzione dopo la pandemia è Tutto chiede salvezza, sempre su Netflix. Daniele Mencarelli ha scritto il romanzo nel 2020, anche qui i protagonisti sono persone con una propria diversità, ma manca quella patina glamour di Mercoledì. Hanno difficoltà a vivere, non sono sirene ammalianti, licantropi colorati o meduse mitologiche.
Trasformare i diversi in uno specchio della società “normale” è un’occasione sprecata per Mercoledì perché non dice la verità: i veri diversi fanno fatica a inserirsi nel primo cerchio dei normali, di chi riesce a entrare nella ruota performante della società avendo successo rimanendo interi, senza perdere parti di sé, senza rimanere indietro. Ma Wednesday fa quello che deve fare, ovvero, intrattenere provando ad inserire nella versione edulcorata e magica della fiction un messaggio sempre valido: siamo tutti speciali ognuno a suo modo.