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Perché ho scritto “Secondo a chi?”

Perché ho scritto “Secondo a chi?”

Perché ho scelto di scrivere “Secondo a chi?”:

Non perché sono la secondogenita o perché sentivo il bisogno di riscatto rispetto agli altri.

Ho scritto “Secondo a chi?”, un piccolo manifesto non perché avessi bisogno di lavorare sulla mia autostima (su quella lavora già bene la mia cavalla).

E non ho scritto questo libro perché non sono competitiva o non sono ambiziosa.

E neanche perché voglio restare dietro le quinte.

Ho scritto questo saggio – pamphlet non perché ho paura di salire su un palcoscenico, così m’invento un libro che parla di chi non vuol salire sul palcoscenico e alla fine ci sale.

E non perché volessi il mio piccolo momento di gloria.

Essere secondi: un’altra narrazione di sé

Ho scritto “Secondo a chi?” perché sentivo il desiderio di esprimere questa mia idea (che poi non è esclusiva) che ognuno dovrebbe costruirsi la vita su misura per sé e io sto cercando di costruire la mia basandomi sulla mia storia. Perché penso che andiamo tutti bene per la vita che ci siamo scelti e non avere o fare tutto quello che fanno gli altri per essere riconosciuti non è essere perdenti. Volevo dire questo. Volevo dire che l’applauso lo prende il primo, quello che prende il massimo dei voti, che ha il lavoro più bello, più soldi, una famiglia perfetta, ma anche l’ultimo conosce la fatica della propria impresa. E ho avuto la fortuna di trovare qualcuno che mi ha dato la possibilità di dirlo attraverso una pubblicazione.

 Pubblicare è appunto un atto pubblico, ovvero mettere a disposizione di tutti un testo.

Secondo a chi? – Trovare il proprio posto nel mondo, anche se non è il primo

Ho scelto di scrivere “Secondo a chi?” perché ho pensato che non fossi l’unica a credere che la competizione faccia bene fintanto che ci fa migliorare nel modo in cui desideriamo, ma che soffoca quando non rispecchia il nostro desiderio più profondo, quando è un esercizio fine a se stesso e non un mezzo per evolvere. È molto più importante vivere aderenti a noi stessi, aldilà delle classifiche che non sono mai permanenti.

L’essere primo è spesso legato alla performance da eseguire alla perfezione per essere amati, apprezzati, validati nella propria esistenza. Mentre essere secondo significa deviare dalla regola, accettare la propria vulnerabilità e avere il coraggio di agire anche quando non si ha il controllo del risultato, ma si è scelto di essere più aderenti al proprio sentire e quindi più liberi.

Ho scritto “Secondo a chi?” perché mi sono data il permesso di essere libera rispetto agli standard che la società ha definito per essere considerati di valore. E invito gli altri a riflettere insieme a me su questa possibile autentica libertà.

“Secondo a chi?” Trovare il proprio posto nel mondo, anche se non è il primo – Do it Human

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