Può un manifesto salvare i giornali dai rischi dell’intelligenza artificiale? Forse no, ma è un punto di partenza.
Il 6 settembre 2023 la Newspaper Association of America, l’associazione che riunisce 2000 giornali negli Stati Uniti e Canada ha rilasciato un manifesto sul modo in cui i giornali devono relazionarsi, usare e sviluppare l’intelligenza artificiale.
I principi globali per l’AI
I principi globali che compongono il manifestano costituiscono il perimetro necessario affinché l’industria dell’informazione possa continuare a crescere e svilupparsi usando l’intelligenza artificiale e i suoi strumenti, preservando quanto più possibile la qualità dai rischi legati prima di tutto al plagio.
Quali sono i principi globali:
- trasparenza. Benché complesso, questo principio si basa sull’idea che chi sviluppa sistemi di intelligenza artificiale abbia un registro dove sono indicate le fonti, le opere degli editori usate, che si possa risalire all’inizio del processo generativo. Il principio riconosce la necessità di essere trasparenti nei processi. La trasparenza è un valore che gli editori rivolgono ai propri lettori.
- attribuzione chiara della fonte originale. È fontamentale rispettare la proprietà intellettuale che non può essere minata, ma ulteriormente protetta. Come in altri casi, il copyright deve proteggere gli autori e creatori dei contenuti e va garantito l’uso legale dei materiali per lo sviluppo dell’Ai con licenze chiare.
- sfruttare modelli di licenze efficienti per preservare la qualità. Garantire la qualità e l’integrita in modo da creare e sostenere la fiducia verso chi sviluppa e usa l’Ai è un pilastro per chi vuole avvalersi dell’intelligenza artificiale nel proprio lavoro. A questa necessità di rigore nell’integrita dei processi fanno capo anche gli altri principi.
- rispettare la fonte senza travisare i contenuti. Gli sviluppatori dovrebbero garantire che le opere originali non vengano travisate o modificate.
- rispettare la privacy,
- promuovere fonti affidabili e l’informazione di qualità,
- fare in modo che i contenuti generati con l’AI siano affidabili e curati.
La crescita e diffusione di contenuti generati con Ai deve poi avvenire in un sistema sano e pulito, evitando che chi sviluppa l’Ai crei concorrenza sleale, ma si muova nell’ambito della legalità, per garantire il rispetto di chi usufruisce di quei contenuti.
Ed è questo uno dei temi più delicati, poiché la correttezza della concorrenza è già oggi a rischio.
Stanare il plaglio prodoto con ChatGPT e altri software di intelligenza artificiale
Secondo il monitor di agosto 2023 di NewGuard è sempre più difficile individuare il reato di plagio online a causa dell’uso dell’Ai da parte di content farm, siti automatizzati che producono grandi quantità di articoli online per fare traffico. Questi siti copiano gli articoli dei giornali più importanti senza controllo umano. NewGuard ha identificato 37 siti che hanno copiato senza citare la fonte. Il modo in cui è stato verificato il plagio è, in qualche modo anche banale, ovvero i tools di Ai hanno lasciato una frase errore del tipo: “Come modello linguistico di intelligenza artificiale non posso riscrivere questo titolo…”, come riporta l’articolo. Tra i giornali più plagiati ci sono Il New York Times e Financial Times.
E se fosse proprio quella la firma per far capire che l’articolo è stato generato dall’Ai?
I software antiplagio sembrano non riuscire nell’impresa di stanare il plagio in questi articoli fallendo più del 70 per cento delle volte. Lo sviluppo dei siti che plagiano i giornali porta con sé un tema etico, ma anche economico: spesso gli annunci programmati all’interno di questi siti sono finanziati da aziende importanti e note probabilmente inconsapevoli di finire in quelle pagine. NewGuard ha provato a contattarne qualcuna per capire, ma nessuna ha risposto tranne una.
In attesa che si arrivi a un perimetro anche giuridico in cui muovere l’Ai, il manifesto di cui si sono dotati alcuni editori e giornali, è un tentativo per utilizzare l’intelligenza artificiale in modo “intelligente”, sostenibile e utile a editore e lettore.
Nel frattempo, oltre alla chiarezza legale, bisognerebbe partire dai fondamentali e iniziare a diffondere una cultura dell’onesta, dopo decenni in cui abbiamo accettato il copia e in colla come un’innocuo peccato da scoleretti pensando di essere tutti ingenuamente un po’ più furbi. Serve, invece, una cultura che abbia basi profonde di analisi e critica, in cui si impara a riconoscere CHI dice (o scrive) cosa, a dare valore alla fonte, e promuovere l’originalità come valore. Benché utile rendere sempre più sofisticata e affidabile la tecnologia, il vero antidoto è quello considerato meno percorribile, ovvero affidarci a un pensiero critico sempre meglio sviluppato.
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