Il piacere è un’emozione. La prima scoperta che ho fatto leggendo “Emozioni istruzioni per l’uso” di Giorgio Nardone (Ponte alle grazie) è stata constatare che nel sistema delle emozioni che ci fanno agire, il piacere è un’emozione primaria.
Le emozioni sono un argomento complesso, non ancora del tutto indagato. Ci sono numerose classificazione, una delle più diffusa è quella delle 7 emozioni primarie di Paul Ekman, noto perché è da lui che si è ispirata la serie televisiva Lie to me con Tim Roth.
Secondo la classificazione riportate da Nardone le emozioni basiche sono 4: paura, rabbia, piacere e dolore. Ognuna delle quali sarà argomento dei miei post. Perché il piacere mi ha così stupito? Intanto perché ho sempre letto gioia o felicità come emozione di benessere e poi perché il piacere ha molte sfumature per me, più di quanto ne abbiano gioia e felicità. Anyway… il piacere è un’emozione. Ed ha anche una funzione positiva per noi, ma se estremizzato, può diventare patologia come tutte le emozioni.
L’effetto benefico del piacere è dato dal fatto che esso costituisce la nostra spinta vitale. Senza il piacere non potremmo essere felici, come scrive Nardone:
La felicità è l’effetto del piacere diffuso nella vita quotidiana.
Il piacere di piacere
Il piacere è ricercato e temuto allo stesso tempo, basta pensare alle religioni che spesso predicano la rinuncia al piacere e, come spiega Nardone, l’astinenza dal piacere provoca essa stessa un piacere. Il controllo sul piacere ce lo hanno insegnato. Il piacere non è solo quello sessuale e alimentare ma, ed è questa la parte che mi ha stupita, i piaceri con gli effetti più benefici sono il piacere di aiutare gli altri e il piacere di piacere.
Nel libro, Giorgio Nardone cita Jon Elster per il quale “distribuire il bene a più persone produce un effetto retroattivo per cui si riceve più di quanto si è dato”. Ma fare del bene alle persone porta al piacere di piacere, cioè a quel godimento nel sapere di attrarre altre persone che, scrive Nardone “non dev’esser visto come un esercizio di superficiale vanità, ma come uno dei nostri bisogni primari”.
Forse ero deviata dalla visione cattolica basata sulla privazione del piacere, sul sacrificio per ottenere un bene superiore. E invece, e questa è la visione rivoluzionaria che mi ha regalato il libro, “il piacere di piacere non dev’essere preteso ma meritato”. Per questa ragione il piacere ci spinge (la spinta vitale) a migliorarci. Per piacere siamo portati a diventare la migliore versione di noi. Conclude Nardone nel libro:
Gli applausi come si dice in teatro, non si prendono, si ottengono.
Nella foto la mia idea di piacere.