Mentre cantavo in macchina la canzone della Rappresentante di Lista “Resistere”, mi chiedevo se ha più senso resistere o lasciare andare. Io sono più per la prima, ma mi accorgo sempre più spesso che la vera convenienza te la dà la seconda. E, crescendo, lasciare andare è diventata una necessità per alleggerire il peso delle cose che nel tempo si accumulano.
Mi ha illuminata una frase Alessandro Baricco: «L’infelicità è l’incapacità di lasciarsi andare al mondo, anche quando si subisce un’ingiustizia». In una puntata di Che tempo che fa a fine 2024 Baricco si è lasciato andare a un’altra riflessione che continua a risuonare: «Ti giochi una buona quantità delle tue possibilità di stare sul pianeta Terra con felicità, sulla capacità che hai di lasciare andare le cose».
Lasciare andare è un atto difficilissimo per una serie di ragioni:
- Per l’idea che l’ultima chiave del mazzo è quella che apre la porta.
- Perché gli eroi e le eroine non si arrendono mai.
- Perché lasciare andare è una fine.
- È un abbandono.
- Un possibile addio.
- Perché ci attacchiamo emotivamente a tutto.
- Perché resistere ha in sé fatica ma anche speranza e lasciare andare, invece, ha in sé la perdita.
- Perché alcune situazioni sono talmente radicate nelle abitudini che non riesci lasciarle andare.
- Perché una volta che hai lasciato andare una persona dici: “E mo’?”
- Perché una volta che hai lasciato andare una situazione dici: “E ora che faccio?”.
- L’incertezza è amica del lasciare andare, così come il vuoto e la paura dell’ignoto.
- Lasciare andare apre uno spazio nell’anima. Talvolta la lacera.
- Lasciare andare fa rabbia.
E potrei continuare. Certo a questo punto ci vuole un elenco contrario. E i benefici?
- Lasciare andare riduce lo stress.
- É un’azione che conduce alla crescita personale.
- Ti rende più consapevole.
- Ti concentri su quello che ti resta.
- Ti apre a nuove opportunità, esperienze, idee.
- Migliora le tue relazioni.
- Dà libertà emotiva.
- Aiuta ad affrontare meglio le transizioni inevitabili della vita.
- Aumenta l’energia e il focus su ciò che conta davvero.
- Migliora la salute mentale.
- Offre pace interiore.
E poi non dimentichiamoci di quello che dice Baricco: lasciare andare porta felicità.
Lasciare andare nel Buddismo e nello Stoicismo
Lasciare andare è un atto forte alla base di alcune filosofie e religioni, come lo è il perdono per il Cristianesimo. Nel Buddismo letting go è uno dei principi fondamentali per raggiungere la pace interiore e l’illuminazione. Si lega al non-attaccamento da praticare per evitare la sofferenza. Al contrario del dolore che puoi lasciare andare.
Lasciare andare è collegato al qui e ora: se impari a vivere nel presente lasci andare il passato e non ne sei più schiavo.
Anche lo stoicismo ci aiuta ad apprezzare la difficile arte del lasciare andare ricordando ciò che non può essere sotto il nostro controllo che, pertanto, ha senso lasciare andare. Come le opinioni altrui, le persone stesse, le situazioni. Come dice Baricco: “hai perso gli occhiali? Lasciali andare… Hai perso un amico? Lascialo andare… Hai vissuto un momento di felicità con un amico non serve dire vediamoci presto. Lascialo andare…”.
Coltivare l’arte di lasciare andare
Come si fa a lasciare andare? Secondo queste filosofie concentrando l’attenzione su ciò che si può controllare e indirizzando il focus su di sé. Provando gratitudine verso ciò che c’è. Rendendo normale la vulnerabilità che proviamo quando scegliamo di lasciare andare.
L’equilibrio tra tenere e lasciare
Lasciare andare è un atto rivoluzionario contro il nostro spirito di conservazione. Come dice Baricco, “la capacità di lasciarsi andare al mondo” è fondamentale per vivere una vita più piena e serena. È un atto di coraggio che ci permette di fare spazio.
Forse non possiamo sempre sapere in anticipo se lasciare andare sia la scelta giusta. Come osserva Burkeman, “La vita non è un superyacht, ma un kayak”: possiamo solo imparare a lasciarci trasportare dalle onde, allenando la capacità di equilibrio con la consapevolezza che ogni decisione è un passo verso l’ignoto. E in quell’ignoto, spesso, si nasconde la libertà.