Quello che gli atleti italiani ci lasciano prima ancora che finiscano le Olimpiadi 2020 sono lezioni di vita che, data la natura del loro essere sportivi, possono considerarsi scontate. E invece no.
Si sa che i valori dello sport sono nobili: lealtà, umiltà, coraggio, passione, determinazione, resilienza. Ma quello che stiamo sentendo arrivare dalla lontana Tokyo è qualcosa di più.
Partiamo dall’orgoglio italiano che ci stanno regalando gli sportivi in generale. Prima di Tokyo, gli Europei di Calcio e il tennis internazionale. E poi guardiamo a ciascun insegnamento che questi ragazzi, uomini e donne italiani e italiane, questa Gen Z ci sta dando. Singolarmente, ciascuno di loro.
Tutti i nomi di chi in questi giorni sta rimbalzando sui media per i meriti sportivi, anche quando di mezzo c’è una sconfitta o la fine di una carriera, ci stanno lasciando qualcosa di forte, destinato a durare nella nostra memoria emotiva di persone e di italiani.
Tutto quello che gli atleti ci hanno rivelato
La forza del gruppo (la nazionale di calcio italiano).
La ricompensa dei sacrifici (tutti).
La conoscenza dei propri limiti (Federica Pellegrini, Benedetta Pilato).
L’orgoglio di chi sei e da dove vieni (Maria Centracchio).
La sportività. l’eleganza, la consapevolezza della superiorità del proprio avversario, la rabbia consapevole di quando si arriva secondi (Matteo Berrettini, Luigi Samele).
La responsabilità di una sconfitta bruciante con se stessi (Benedetta Pilato).
La capacità di capire quando è finita (Federica Pellegrini).
La semplicità di essere autentici (Vito dell’Aquila).
La forza fisica delle donne (Odette Giuffrida, Maria Centracchio, Giorgia Bordignon, Irma Testa), e quella del cuore e della testa (tutti).
La Pandemia ha avuto un ruolo in questo orgoglio?
Impossibile rispondere di no. La pandemia ci ha cambiati profondamente, nessuno sarebbe chi è oggi senza questo anno e mezzo vissuto nella solitudine della propria intimità e come comunità. Abbiamo vissuto di bianchi e neri, di chiusure totali e come animali fuori dalle gabbie, di divisioni no vax, no pass. Sono emerse la parte peggiore l’odio, il razzismo, la violenza, l’inciviltà e la migliore, l’italianità, la solidarietà, il riscatto.
Ci stiamo aggrappando allo sport, ma è un bene. Lo sport eleva gli individui, può sollevare anche una nazione a vedersi diversa, a costruire una nuova gamma di valori o a riscoprire quelli di eterna nobiltà in cui credeva.
“Il Molise esiste e mena forte“
È la mia frase preferita di questi tempi. La rivincita di chi fa sacrifici, di chi è umile. So che gli atleti sono questo e crescono con questi valori, ma ci sono anche gli atleti spocchiosi. Perciò non diamolo per scontato. Questa volta, però, emerge la parte del cuore, quello che Elisa Longo si è battuta con il palmo della mano al traguardo della vittoria.
E gli sportivi ci dimostrano pure come con questo virus ci possiamo convivere. Loro sono volati a Tokyo per fare quello che sanno fare meglio, facendo prima il vaccino. Si sono allenati per un anno dentro casa, hanno saputo aspettare il tempo della gloria. Ed è per questo che i loro successi, coronati da una medaglia o pura espressione della loro vittoria morale, hanno il sapore di un traguardo storico.
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