Il Work life balance è un concetto ormai da superare. Non dovremmo essere costrette a cercare un equilibrio, ma aiuterebbe molto di più superare i sensi di colpa. Perché la bilancia non sarà mai perfetta, penderà a momenti alterni per una o l’l’altra parte della propria vita.
L’unico modo per viverla bene è saper riconoscere gli squilibri e porre rimedio senza eroismi e sensi di colpa come mamma, come donna, come amica. Siamo sempre in grado di “aggiustare” i tempi se siamo motivate a farlo. Consapevoli che non è facile, sperimentare la leggerezza del “ok recupererò”, senza che diventi una scusa. Il balance si trasforma in “nessuna colpa” per le mie scelte.
L’ultimo capitolo del libro “Pensa e arricchisci te stesso per le donne” di Sharon Lechter si chiama Un’unica grande vita.
Scrive l’autrice: “Questo capitolo esamina la propaganda che circonda le donne, convincendole che devono avere successo e mantenere un “equilibrio” nella vita, e riempiendole di sensi di colpa e preoccupazione quando non si sentono “in equilibrio” rispetto alla vita lavorativa e a quella familiare. Il risultato è che molte donne si ritrovano in uno stato costante di senso di colpa e preoccupazione.
Nel Merriam-Webster’s Collegiate Dctionary la definizione stessa del termine “equilibrio” identifica il problema come “la capacità di rimanere in una posizione senza perdere il controllo o cadere”.
Quando mai le donne “rimangono in una posizione”?
Oltre a muoverci, facciamo continuamente delle scelte.
Il messaggio fuorviante è che le donne in equilibrio possono avere tutto e che il nostro benessere nasca da questo equilibrio. E il paradosso è che poiché questo equilibrio è difficile da trovare ma soprattutto da mantenere, ci sentiamo in colpa per non averlo trovato, oppure peggio, per averlo trovato ma subito dopo perso. Sentendoci anche incapaci di mantenerlo. No, il benessere nasce dall’assenza di senso di colpa per ciò che facciamo o scegliamo di fare“.
Da dove nasce l’idea del work life balance?
Di per sè la conciliazione tra vita privata e lavoro è un concetto sacrosanto ed è giusto che a livello legistrativo l’Unione Europea e i singoli paesi si sforzino di assicurare ai lavoratori la possibilità di equilibrare il tempo del lavoro e il tempo della vita privata.
Ma a livello personale, per vivere meglio “l’imposibilità” di avere una bilancia perfetta, ha più senso parlare di un’integrazione dove il metro di giudizio è il proprio benessere. Se il mio lavoro entra nella mia vita in momenti in cui dovrebbe essere fuori – per esempio quando sono con la famiglia – o per la famiglia lascio il lavoro un’ora prima è più importante sapere che posso recuperare come meglio credo il tempo sottratto all’una o all’altro.
Il rimedio è essere presenti in quel momento, non quantificare con il pallottoliere tot ore lavoro, tot ore famiglia, tot ore per me, tot ore amici, ma distribuire la torta un po’ come ci viene, purché per ogni parte di noi a cui vogliamo dare da mangiare la fetta di torta sia quella che ci sfama del gusto di averla ricevuta.
Sharon Lechter a proposito della bilancia vita privata e lavoro
“Milioni di donne là fuori lottano per tenere separata la vita personale e la vita professionale, in quanto non vogliono che una incida sull’altra e che i loro mariti, partner o figli avvertano gli effetti del loro carico di lavoro. La verità è che ciò è impossibile. Sei UN’UNICA persona nella sua interezza che vive UN’UNICA grande vita”.
“Anziché considerare “sacrifici” le scelte che fai, considerale “investimenti” in te stessa, nel tuo posto di lavoro o business e nella famiglia. Smetti di pensare a una giornata lavorativa dalle otto alle cinque e inizia a pensare alle ventiquattro ore al giorno che hai per dormine, lavorare, stare con i familiari”.
E nel sul libro riporta frasi di altre donne:
“Non si tratta di avere tutto. Si tratta di avere ciò a cui dai più importanza”. Jean Chatzky giornalista finanziaria americana.
“Quindi l’equilibrio lavoro/vita non esiste. C’è il lavoro, e c’è la vita, e non c’è alcun equilibrio”: Sheryl Sanderberg CEO di Facebook.
Questo non vuol dire rinunciare al tentativo di gestione, ma fare quello che puoi, come puoi, con i tuoi mezzi, con gli aiuti che riesci a procurarti senza sentirti in colpa per quello che non sarai riuscita a fare, per te e per gli altri. Migliorabili, perfettibili, quasi perfetti, va bene così.
“Schiaccia ogni critica come un sandwich fra due strati di elogi”.
Non c’è nessuna bilancia, pesiamo a occhio fidandonci di come ci sentitiamo, l’unico giudizio è quello della nostra efficacia e del benessere personale e delle persone a cui teniamo.
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